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Tra penultimo e ultimo

Pubblicata il:  14 Luglio 2021



L’incarnazione: la trascendenza immanente e l’immanenza trascendente è la nuova tappa della riflessione avviata da fra Domenico Paoletti nella rubrica “Tra penultimo e ultimo” di San Bonaventura informa.

«I problemi dell’uomo tra penultimo e ultimo vengono illuminati grazie all’incarnazione del Verbo eterno del Padre: mistero che insieme alla Pasqua costituisce il centro della Rivelazione cristiana. Allora, per approfondire con apertura di mente e di cuore la relazione intrinseca tra penultimo ed ultimo, occorre che la ragione - interrogante a tutto campo, come stiamo tentando di illuminare ‘a ondate’, riprendendo il tema da diverse angolazioni - si fermi a riflettere sul mistero dell’incarnazione: evento accaduto nella storia, che tiene insieme e lega indissolubilmente Dio e l’uomo, l’eternità e il tempo, l’infinito e il finito, l’Assoluto e il relativo, l’immutabile e il mutevole, l’essere e il divenire, l’unità e l’alterità. L’incarnazione è rivelazione inaudita del legame di Dio (ultimo e assoluto) con ogni realtà penultima: ci dice logicamente che senza le realtà penultime non sapremmo nulla di Dio. Sono infatti sia l’uomo che le cose create (penultime) a testimoniare il Dio creatore e salvatore.

Ecco perché la nostra fede ha a che fare con tutte le cose, pur senza cadere nel panteismo. Se è indubitabile che non si dà l’uomo senza le cose, allora Dio che si fa uomo assume tutte le cose e immette in tutte le cose la trascendenza proprio nella loro “feriale immanenza”. Non a caso il legame consustanziale tra corpo-carne e cose dice la realtà immanente con tracce di trascendenza, tanto che il primo segno della trascendenza (= dell’ultimo) è dato proprio, paradossalmente, nella carne bisognosa che parla e anela ad altro da sé per essere quella che deve essere.

Nel rapporto ultimo-penultimo avviene il dis-velamento dell’origine dell’uomo e della sua storia e il senso del suo cammino verso la pienezza di senso che chiamiamo Dio. Ed è proprio questo a rivelarsi entrando nella storia: manifestando l’incontro e il dia-logo tra l’ultimo e il penultimo, tempo ed eternità, divino e umano. “Il Verbo si è fatto carne” (Gv 1, 14) ci dice il potere rivelativo accordato alla immanenza della carne che il Verbo di Dio ha assunto in tutta la sua debolezza, compresa la morte.

Se consideriamo che Lógos significa innanzitutto Legame, allora Dio non poteva rivelarsi al mondo se non attraverso il connaturale legame tra uomo e terra, così che il Lógos è reso affine congiuntamente alle cose. Ecco perché niente meglio della carne è in grado di spiegare il Lógos. Gesù nel vangelo invita ad attraversare la polivalenza della carne, della realtà penultima per scorgervi la rivelazione dell’ultimo già presente, pur non ancora nella pienezza della gloria. Chi non crede non può capire quanto le cose rivelano, in sé, altra cosa da sé». (D.P.)


 
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