Il corso “L’arte dell’annuncio” si è concluso martedì 9 maggio con un ultimo approfondimento sul ruolo della Sacra Scrittura e della musica per l’evangelizzazione.
Ha aperto il pomeriggio Rosanna Virgili, che già aveva introdotto il tema della valorizzazione della Scrittura per l’annuncio e la trasmissione della fede lo scorso 18 aprile. La biblista ha ribadito come la Parola stessa sia frutto dell’annuncio. La Parola scritta nasce dal bisogno di fissare, stabilire, dare autorità a quanto era stato in precedenza trasmesso oralmente. Per comprendere però la difficoltà che la Chiesa Cattolica ha avuto nell’uso della Scrittura per l’annuncio, la professoressa Virgili ha ripercorso la storia della Chiesa dal tempo della riforma protestante ad oggi. Con un rapido excursus si è evidenziato come le problematiche poste da Lutero che sottolineava l’incoerenza della vita ecclesiale rispetto alla Scrittura, era qualcosa che già era emerso. Basti pensare al Libellus ad Leonem X nel quale vengono presentati i mali della Chiesa del tempo e l’esigenza di riforme per risolverli attraverso rinnovamenti strutturali. Purtroppo, però a seguito della Riforma protestante, con il Concilio di Trento, il problema del controllo della dottrina cattolica sulla Scrittura divenne così preponderante che la Chiesa ebbe paura di consegnare la Scrittura ai fedeli. Per due secoli ci fu il divieto di stampare Bibbie tradotte, e la situazione si sbloccò solo con Papa Benedetto XIV alla fine del ‘700 quando fu stampata la prima Bibbia ufficiale in italiano. Questo controllo forte sulla Scrittura, questa distanza che i fedeli cattolici continuano a tenere per molto tempo dalla Parola di Dio, porta a una lettura totalmente mediata fino al Concilio Vaticano II. Solo nel XX secolo, la Chiesa di Roma riscoprirà la centralità della Parola di Dio per l’evangelizzazione. Oggi tutti riconoscono le grandi potenzialità di una trasmissione fedele ed ecclesiale della Scrittura come alimento della fede della Chiesa e nutrimento del cammino dell’umanità, in un orizzonte universale. Non si può non riconoscere la ricchezza dei linguaggi biblici, in grado di arricchire il cammino dell’uomo in ogni ambito della sua esistenza. Bisogna però saper trasmettere la Sacra scrittura. Non bisogna aver paura della Bibbia, non bisogna chiuderla. È un pasto condiviso, nutriente per tutti.
Gli argomenti che vengono liberati dalla Scrittura possono riaprire un dialogo tra Chiesa e le società occidentali contemporanee che nel tempo si è irrigidito anche a seguito alle difficoltà determinate dalla fine dello Stato Pontificio e dalla crisi modernista. La Chiesa oggi può e deve parlare alle esperienze di vita occidentali, aprire un dialogo culturale con argomenti di fede e sapienzali liberati dalla Scrittura proprio in quegli ambiti in cui il mondo percepisce che il cristianesimo non abbia nulla da dire. Rosanna Virgili spiega, ad esempio, come la Bibbia rimetta al centro il tema del “corpo”, espulso per molto tempo dall’economia della salvezza per delle ingerenze di matrice greca e non biblica o semitica. La verità primaria dell’incarnazione, Dio che prende corpo, il corpo che non è separato dall’anima, sono elementi che mostrano questo. Nella Bibbia c’è una centralità dell’eros con il Cantico dei Cantici, letto nella comunità di Israele come megillah di Pasqua. Lo Sposo è Dio e l’amata è Israele. Per i cristiani, lo sposo è Gesù e la sposa è la Chiesa. In entrambi casi c’è l’eros come via della vita per arrivare alla pienezza che porta all’eternità. È l’uscita dai limiti del corpo nell’amore, uscire da sé per diventare “noi” ed esserlo per sempre sarà noi. È un testo morale sulla vita nel corpo, per nulla moralistico, che insegna che ogni esaltazione del corpo avviene solo rinunciando al possesso. Molti oggi pensano che la soddisfazione del corpo sia nel possesso di qualcuno, ma il Cantico ci mostra il contrario: la consegna del proprio corpo, il dono di sé porta alla soddisfazione del corpo. Con una serie di altri esempi, la professoressa ha mostrato che la Bibbia ha molto da insegnare al mondo di oggi in materia di sapienza, di scienza, di tecnica, chiudendo il suo intervento con le parole del Card. Carlo Maria Martini che si chiedeva “L’intero cammino verso l’intelligenza artificiale finirà per svalutare il valore della persona, riducendola a pura meccanica? O, invece, saranno i valori dell’uomo a indurre la scienza ad aprire nuovi fronti grazie alle conquiste tecnologiche? Purché l’intelligenza umana rimanga padrona dei processi.”
La seconda parte del pomeriggio è stato affidato a Monsignor Marco Frisina che ha approfondito il ruolo della musica per l’annuncio del Vangelo. La natura stessa dell’arte musicale rende semplice parlare del rapporto che c’è tra musica e arte dell’annuncio. Siamo circondati dalla musica, perché la musica ha un valore particolare per l’uomo. La musica ha un grande potere, può condizionare i comportamenti. Sono vibrazioni sonore che raggiungono il nostro corpo. Tutto il corpo partecipa di vibrazioni sonore, a partire dai suoni naturali. Su di noi i suoni creano ricordi, sensazioni, pensieri. Il cuore è un metronomo naturale, è la vita. Accelera e rallenta a seconda delle esperienze. Se prendiamo la musica per il cinema, ad esempio, il compositore gioca su alfabeto delle emozioni. I suoni producono in noi sfumature diverse che noi percepiamo. La melodia provoca in noi emozioni molteplici, sta al compositore giocarci. La musica è quindi comunicazione. Anche il modo di parlare è musica. Le parole sono suoni modulati che cambiano a seconda della lingua. L’uomo sceglie le musiche che aiutano a capire il concetto e comunicano così. La musica nasce dalla necessità di comunicare. Essendo esseri relazionali e per noi comunicare è vitale. Con la musica possiamo comunicare più che con i concetti, perché è una comunicazione previa, preintellettuale ed universale. Nella Bibbia c’è molta musica. Si canta per amore, per dire qualcosa di più grande di noi. I personaggi biblici cantano, basti pensare agli inni, ai cantici, ai salmi che dall’Esodo arrivano fino all’Apocalisse. La musica diventa la risposta d’amore verso di Dio. Nella Chiesa la musica è diventata la testa d’ariete per iniziare un discorso, un annuncio, una catechesi. Sant’Ambrogio inventò inni per creare canti su testi teologici e far memorizzare le parole. La Chiesa ha sempre usato il canto, non solo nella liturgia, si pensi alle composizioni di santi come San Francesco, San Filippo Neri, Sant’Alfonso Maria de’ Liguori. La musica non solo comunica ma permette la condivisione. Si partecipa cantando. L’accostarsi al mistero diviene di tutto il popolo di Dio che con il canto può partecipare immediatamente. Con la musica si entra ovunque, perché abbatte i muri di separazione tra le confessioni cristiane o le diversità religiose e culturali.
Con la lezione del 9 maggio termina il corso “L’arte dell’annuncio” che in otto incontri ha approfondito il tema dell'annuncio della fede, sotto varie prospettive pastorali grazie al contributo di Luigi Maria Epicoco, Fabio Rosini, Marco Frisina, Alfonso D'Alessio, Rosanna Virgili, Gianluigi De Palo, Dominik Jurczak, Raffaele Di Muro, Massimo Vedova, Lucio Adrián Ruiz, Antonio Tarallo, Enzo Biemmi, Angela Tagliafico.
Roberto Liggeri
Pubblicata il: 10 Maggio 2023
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