Monsignor Pizzaballa al Seraphicum commenta la “Fratelli Tutti”: dal fallimento delle istituzioni politiche e religiose in Medio Oriente alla speranza dei movimenti spontanei di vita verso la fraternità universale
Lunedì 7 novembre 2022 alle ore 17 presso la biblioteca del Seraphicum, la conferenza dal titolo “Fratelli tutti: Ricezione nel mondo islamico mediorientale e dialogo interreligioso” ha avuto come relatore d’eccezione il Monsignor Pierbattista Pizzaballa, Patriarca di Gerusalemme dei Latini. L’incontro si è aperto con i ringraziamenti del Preside della Facoltà, Padre Raffaele Di Muro, a Padre Carlos Trovarelli, Ministro Generale dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali e Gran Cancelliere della Facoltà, a Padre Adam Mączka, Guardiano e Rettore del Seraphicum, e a Padre Łukasz Jankowski, Responsabile della Biblioteca. Padre Raffaele ha dato poi il benvenuto a Sua Eminenza il Cardinal Fernando Filoni, Gran Maestro dell'Ordine equestre del Santo Sepolcro, Maria Munzi Iacoboni, Luogotenente per l’Italia Centrale dell’Ordine del Santo Sepolcro, Padre Stefano Cecchini, Presidente della Pontificia Accademia Mariana Internazionale, Padre Massimiliano Zangheratti, Vicario Generale dell’Istituto dei Francescani dell’Immacolata, Tibor Kauser, Ministro generale dell'Ordine Francescano Secolare, e tutti i professori e gli studenti presenti. Padre Raffaele ha ricordato che durante l’anno accademico 2021-2022 la facoltà ha attivato un corso di alta formazione sulle delicate tematiche dell’Enciclica “Fratelli Tutti” di Papa Francesco e considera una ricchezza poter concludere questo percorso con la presenza di un uomo di Dio testimone delle criticità del dialogo interreligioso in un luogo significativo come Gerusalemme. Monsignor Pizzaballa può infatti condividere una lunga esperienza in Medio Oriente in cui è stato Custode di Terra Santa e oggi Patriarca, e ha proposto all’auditorio una testimonianza personale per rispondere a due domande, ovvero come sia stata recepita l’Enciclica “Fratelli Tutti” e quale sia oggi la situazione del dialogo interreligioso in Medio Oriente. Il documento del Papa non ha avuto una ricezione significativa nel mondo islamico, fatto salvo l’interesse di piccole realtà di studio. L’Islam è una realtà complessa non monolitica, ma generalizzando possiamo affermare che le istituzioni islamiche non hanno interesse a commentare i documenti cristiani. In Medio Oriente la formazione in genere e soprattutto del pensiero religioso è mediata dalle istituzioni ufficiali religiose e politiche. Come nel resto del mondo, i media giocano un ruolo fondamentale e le autorità religiose islamiche sono molto attive in questo senso. Inoltre, ad eccezione del Libano e di Israele, l’Islam in Medio Oriente è religione di Stato. La società araba è influenzata dal pensiero religioso islamico che permea tutti gli ambiti della vita sociale e ne definisce l’identità rendendo le istituzioni religiose poco inclini al dialogo interreligioso. Non dimentichiamo la difficile e tormentata storia tra Oriente e Occidente e si tenga, infine, conto, del linguaggio dell’enciclica, essenzialmente cristiano per quanto i temi siano universali. Queste sono alcune motivazioni per capire perché l’Enciclica non ha avuto diffusione. Tuttavia, il contenuto del documento e la figura del Papa sono arrivati nella società mediorientale attraverso alcuni gesti che, secondo Pizzaballa, sono l’elemento più importante per il dialogo interreligioso. L’incontro tra Papa Francesco e il Grande Imam di Al-Azhar ad Abou Dhabi, ad esempio, ha avuto un impatto nella coscienza pubblica araba. Anche se pochi ricordano cosa si siano detti i due protagonisti, tutti ricordano l’incontro e il desiderio di collaborazione. A partire dai temi principali dell’Enciclica, il Patriarca evidenzia le problematiche che rendono complesso il dialogo in Medio Oriente. Siamo testimoni di conflitti politici e tensioni religiose in terre in cui i movimenti popolari che sognavano a un progresso sociale sono naufragati. I modelli di politica attuali sono falliti: nessun governo ha saputo intercettare il bisogno di cambiamento. I regimi nazionali sono corrotti e la situazione economica spesso drammatica con profonde disuguaglianze. A questo si aggiunge la crisi identitaria dell’Islam, scossa da tanti fallimenti come l’esperienza fondamentalista dell’Isis. I cristiani si sentono oggetto di persecuzione, mentre gli ebrei temono una recrudescenza dell’antisemitismo. In sintesi, le comunità leggono la realtà dall’interno della propria prospettiva chiudendosi sempre di più. Si rende così necessaria una maggiore relazione tra le comunità, perché è indubbio che musulmani, cristiani ed ebrei resteranno sempre in Medio Oriente chiamati a confrontarsi gli uni con gli altri. In questo contesto sono apprezzabili le realtà come l’Università di Al-Azhar del Cairo, centro religioso di riferimento per il mondo musulmano sunnita e promotore dell’incontro di Abou Dhabi. Torna l’importanza dei gesti come la visita del Papa in Iraq che ha avviato un avvicinamento della Chiesa con il mondo sciita. È importante, seppur non facile, coinvolgere i capi religiosi locali, che hanno influenza diretta sul territorio. Ma se il piano istituzionale è oggettivamente problematico, Pizzaballa pone l’attenzione su quello che definisce «il piano della vita», di persone e associazioni, religiose e no, che mostrano l’amore per la loro terra e tutti i suoi abitanti attraverso iniziative comuni che vanno oltre i rigidi confini delle appartenenze. Pizzaballa cita alcune esperienze significative dal Jerusalem Intercultural Center alle scuole cristiane aperte a studenti di tutte le confessioni religiose, dalle scuole bilingue, come la rete di Hand-in-Hand, dove gli alunni studiano in arabo ed ebraico, alle innumerevoli iniziative di formazione e informazione interculturali. Questa carrellata apre alla seconda domanda circa la situazione del dialogo interreligioso oggi in Medio Oriente. In una terra crogiolo di religioni differenti, dove Ebraismo, Cristianesimo e Islam hanno le loro radici, le appartenenze religiose sono anche appartenenze sociali e culturali. La fede non è un’esperienza religiosa personale, definisce un’identità sociale ed è parte integrante della propria identità civile. In questo contesto, il dialogo interreligioso è dialogo tra diverse comunità identitarie con una evidente valenza politica. Il Patriarca definisce il dialogo interreligioso «un pellegrinaggio, un invito ad uscire dal proprio mondo e dalle proprie certezze per incontrare l’altro e la sua esperienza di fede, cercando la crescita umana e spirituale di ciascuno». Il dialogo interreligioso, strategico per costruire una «nuova alleanza di speranze», deve pertanto fare propri alcuni criteri come il recupero del significato profetico ed educativo dell’esperienza religiosa che da appartenenza torni ad essere esperienza; il ripensamento del rapporto religione-politica; l’interpretazione plurima e dinamica dei concetti di identità personale, socio-culturale e religiosa; l’approfondimento della dimensione universale di convivenza in un lavoro di apertura, pace, nonviolenza, incontro collaborativo e costruttivo nella diversità; la riconsiderazione dei principi di interdipendenza tra soggetti, popoli e Stati superando i confini nazionali; il ripensamento delle categorie di storia, di memoria, di colpa, di giustizia, di perdono. In conclusione, Monsignor Pizzaballa afferma che «in Medio Oriente non si conosce “Fratelli Tutti”, ma ciò che vi è contenuto è pane quotidiano ed è vissuto in maniera intensa e spesso estrema», ma in questa situazione di critica instabilità invita a guardare le «esperienze di luce» spontanee e non istituzionalizzate che mostrano come paradossalmente il fallimento delle istituzioni abbia favorito la nascita e lo sviluppo di nuove forme di impegno, un «piccolo resto dal quale ripartire.»
Al termine dell’intervento, gli studenti dei Corsi di Alta Formazione sulla “Fratelli tutti” e su “Giornalismo ed Etica” hanno ricevuto il diploma. Nella stessa sede Padre Raffaele Di Muro e Suor Daniela Del Gaudio hanno ricevuto l'attestato di appartenenza alla Pontificia Accademia Mariana Internazionale dalle mani del presidente dell’accademia. Infine, come ringraziamento per la loro presenza il Monsignor Pierbattista Pizzaballa e il cardinale Fernando Filoni hanno ricevuto una targa ricordo.
L’incontro si è concluso con le parole di ringraziamento del Ministro Generale, Padre Carlos Trovarelli, a Monsignor Pizzaballa accolto non solo come Patriarca ma anche e soprattutto come fratello, a ricordare l’impegno di tutti i francescani per essere nel cuore della Chiesa «la fraternità».
Ringraziando Monsignor Pierbattista Pizzaballa per il suo prezioso intervento e tutti i partecipanti alla Conferenza, auspichiamo che questi ed altri incontri possano nel loro piccolo essere semi per quella tensione verso la fraternità universale tanto cara a Papa Francesco e alla base della spiritualità di San Francesco e dei suoi figli.
Roberto Liggeri
Leggi l'intervento di mons. Pizzaballa: Fratelli tutti: Ricezione nel mondo islamico mediorientale e dialogo interreligioso.
Pubblicata il: 8 Novembre 2022
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