Si svolgerà dal 21 al 24 ottobre a Taranto la 49ma Settimana Sociale dei cattolici italiani che ha quest’anno per tema “Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro”. Ne scrive in San Bonaventura informa Claudio Gentili, membro del Comitato scientifico delle “Settimane Sociali”.
«Com’è noto le Settimane sociali dei cattolici italiani nacquero nel 1907, con lo scopo di diffondere la Dottrina Sociale della Chiesa che aveva preso avvio con la Rerum novarum nel 1891. I delegati scelti dai vescovi in ogni diocesi non si limiteranno a partecipare al convegno che si svolgerà a Taranto dal 21 al 24 ottobre. Essi saranno chiamati a farsi parte attiva di un processo che parte dall’Instrumentum Laboris. Il tema della 49° Settimana Sociale è di straordinaria attualità: “Il pianeta che speriamo. Ambiente, lavoro, futuro”.
Molti concorreranno con specifiche iniziative culturali e con contributi scientifici al cammino preparatorio a questa Settimana sociale. Avendo chiare e approfondendo le parole chiave dell’Instrumentum Laboris: spiritualità ecologica, connessione, economia circolare, transizione ecologica, sostenibilità umana integrale, impresa e lavoro a dimensione umana. Il cammino di preparazione è fatto di ascolto delle persone e dei territori (specie quelli più colpiti dall’emergenza sanitaria ed economica), di condivisione di buone pratiche, di discernimento sociale. Insieme troveremo risposte concrete per accompagnare il Paese a ritrovare la speranza nel futuro e nella conversione ecologica che ci attende. Non a caso l’Instrumentum Laboris si conclude con 14 domande cui siamo invitati a rispondere come persone, come gruppi sociali, come diocesi.
Come ci ricorda papa Francesco è fondamentale avviare processi. Nella transizione ecologica che ci attende è fondamentale l’assunzione antropologica della categoria della fraternità per evitare un duplice rischio: un nuovo dogmatismo ecologista e una sostenibilità tecnocratica. La salvaguardia del creato si radica nella dimensione trascendente della persona.
La pandemia ci ha reso ancora più chiara la chiamata che ci viene dal volto dell’altro. Occorre pensare al di là di sé e scoprire la verità della relazione, il legame che ci unisce. Da questo punto di vista, la parabola del Buon Samaritano si rivela chiave ermeneutica della realtà umana contemporanea. Siamo obbligati ad una scelta di fondo: essere samaritani o egolatri. La relazionalità umana ci chiama ad oltrepassarci. Nel Samaritano riconosciamo Cristo stesso che incarnandosi si china sull’umanità e sulla terra ferita. C’è bisogno di uno sguardo contemplativo per illuminare i diversi aspetti della crisi antropologica contemporanea». (C.G.)
Pubblicata il: 19 Maggio 2021
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