Un numero crescente di partecipanti, in presenza e on line, ha reso possibile la prima edizione del corso di Alta Formazione in “Giornalismo ed etica” condotto dal 6 novembre 2021 al 4 giugno 2022 da noti teologi, professionisti della comunicazione e giornalisti, nelle aule della Pontificia Facoltà Teologica “San Bonaventura”. Gli approfondimenti, offerti attraverso la condivisione di importanti documenti e di esperienze, durante vere e proprie lezioni e laboratori di livello post-universitario, sono stati tutti sintetizzati in brevi articoli pubblicati sul sito della Facoltà (www.sanbonaventuraseraphicum.org) nella sezione dedicata alle News. Personalità del livello di Mons. Nunzio Galantino accanto a responsabili della direzione di uffici preposti alle comunicazioni sociali della C.E.I. come Vincenzo Corrado, il Prefetto del Dicastero della Comunicazione del Vaticano Paolo Ruffini e il Segretario del medesimo dicastero Lucio Adrian Ruiz, il Direttore del Dicastero della Comunicazione del Vaticano Andrea Tornielli, l’assistente della sala Stampa della Santa sede Romilda Ferrauto, il Direttore dell’Osservatore romano Andrea Monda insieme ad altri teologi impegnati nell’editoria e giornalisti di radio Vaticana, Agensir e TV 2000, hanno tracciato un percorso virtuoso per il superamento della crisi in cui versa il giornalismo e l’informazione nell’era della post-verità. I contenuti dei messaggi pronunciati da Papa Francesco nelle giornate mondiali delle Comunicazioni sociali e numerosi passaggi dell’enciclica Fratelli tutti si sono rivelati di grande attualità, per consentire agli operatori e operatrici del settore di elevare il mestiere di giornalista verso obiettivi di bene. La via consiste nell’andare a vedere, ascoltare con l’orecchio del cuore, protesi verso l’altro, aperti all’incontro, per dar voce a chi non ne ha e realizzare un vero dialogo. L’obiettivo è costruire ponti amorevoli tra gli esseri umani piuttosto che fermarsi a sterili e frettolosi scambi di informazioni in rete, tra una mole immensa di dati e notizie, dove diventa sempre più difficile comprendere il contesto e rintracciare la verità. Senza voler mortificare gli esiti del processo di democratizzazione dell’informazione che consente a chiunque di dire la propria e di pubblicare notizie che diversamente resterebbero sconosciute, un buon giornalista opera in coerenza con le Carte vigenti a tutela dei diritti dell’uomo, con senso di responsabilità che rende etico il suo lavoro, da svolgere con l’umiltà di chi lascia parlare i fatti, con l’imparzialità di chi denuncia senza condannare e l’autorevolezza di chi usa fonti attendibili per verificare sempre tutte le notizie. Di questo c’è bisogno, non di manipolazioni a cui assistiamo ordinariamente per l’affermarsi di uno stile in cui domina la polarizzazione che toglie spazio ai sani approfondimenti e alle riflessioni che avvicinino gli interlocutori invece di alzare muri. Attraverso la ricerca della verità, il giornalista, tradizionalmente considerato il “cane da guardia della democrazia”, tutela il bene della libertà, perché senza libertà di stampa non c’è libertà, né democrazia. Questi baluardi del progresso del genere umano vanno salvaguardati ovunque nel mondo, anche nel Villaggio globale, disgregato da guerre che riducono allo stremo economie già disastrate e producono sempre maggiori disuguaglianze tra popolazioni inermi che desiderano vivere in pace e in armonia con il creato. Rivolgere lo sguardo a Dio come fa Davide nel Salmo 8, è l’unica salvezza per la creatura “fatta poco meno degli angeli” e, nel suo piccolo, la prima edizione del corso di Alta Formazione in “Giornalismo ed etica” ha portato una boccata di ossigeno ai partecipanti e a quanti sono cari i temi che qualificano l’uomo, prima ancora che il giornalista.
Pubblicata il: 6 Luglio 2022
Condividi questo articolo