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Il giornalista tra onestà, imparzialità, oggettività e soggettività

Pubblicata il:  8 Febbraio 2022



Nel quadro delle parole chiave che un buon giornalista deve avere a riferimento per raccontare la realtà, sulle linee già tracciate da Papa Francesco e ribadite nell’ultimo MESSAGGIO PER LA 56ma GIORNATA MONDIALE DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI, Ascoltare con l’orecchio del cuore, Paolo Ruffini, Prefetto del Dicastero della Comunicazione del Vaticano, ha dato inizio alla sesta giornata dedicata all’alta formazione in "Giornalismo ed etica".

Chi ha a cuore la verità deve far sì che i fatti descritti corrispondano al sentire delle donne e degli uomini implicati nella notizia, in una logica di comunione, che non è data sic et simpliciter dall’uso di spazi comuni attraverso i social, ma dall’ascolto responsabile, dalla verifica puntuale di quanto appare ai vari livelli nel mondo del web o delle televisioni. Spesso la verità che ci viene raccontata è impura, vuoi per il dominio dell’istantaneità che imperversa per effetto della tecnologia, vuoi perché a qualcuno giova truccare la realtà, avvalendosi di mezze verità spesso usate per dividere. Quali regole deve darsi allora un buon comunicatore? In che maniera fruire dei social? Come collegare algoritmi ed etica? Audience e qualità? Se la risposta è nel dialogo autentico provocato dall’andare a vedere, consumando la suola delle scarpe, allora la comunicazione può curare il mondo. Chi comunica ha il dovere di sviluppare in maniera creativa nuovi percorsi che valorizzino il bene che si esprime nella relazione, a scapito dell’indifferenza e dell’insofferenza diffusa. Il giornalista che va e vede, ascolta e interpreta la realtà così come si presenta, anche nella sua crudezza, nella parresia e “senza paura”, per aiutare la comunità delle donne e degli uomini a trasformare una visione falsata del mondo affinché si possa vedere oltre, non solo ciò che appare. Per farlo, Paolo Ruffini suggerisce di agire come il buon samaritano che si ferma per capire e, nell’approfondire la realtà, si prende cura del prossimo in fin di vita.


Vincenza Spiridione
 
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