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Economy of Francesco: la gioia del dono

Pubblicata il:  28 Settembre 2022



Una sensazione di gioia pervade la marea di giovani riuniti ad Assisi per parlare di Economia. Provenienti da almeno un centinaio di Paesi del mondo, da ogni Continente, hanno le idee chiare. Tutto cominciò con la lettera inviata il 1° maggio 2019 dal Santo Padre a economisti, imprenditori e imprenditrici di tutto il mondo: “Cari amici, vi scrivo per invitarvi ad un’iniziativa che ho tanto desiderato: un evento che mi permetta di incontrare chi oggi si sta formando e sta iniziando a studiare e praticare una economia diversa, quella che fa vivere e non uccide, include e non esclude, umanizza e non disumanizza, si prende cura del creato e non lo depreda. Un evento che ci aiuti a stare insieme e conoscerci, e ci conduca a fare un “patto” per cambiare l’attuale economia e dare un’anima all’economia di domani”. Convocati ad Assisi per il 26-28 marzo 2020, si sono potuti incontrare soltanto adesso, a causa della pandemia, per sottoscrivere il “patto”, ma l’invito di allora ha consentito, sia pure a distanza, la condivisione di un percorso possibile per la costruzione di un nuovo modello in grado di riparare la Casa Comune che, a detta di Papa Francesco (24 settembre nel Teatro Lirico di Assisi), “sta andando in rovina”.
Le urgenze del tempo presente, la mancanza di entusiasmo e ottimismo perché, nel panorama offerto dal modello economico fondato sul capitalismo, “le manovre che adotteremo saranno sempre insufficienti o ammalate nelle radici”, impongono un salto di qualità, la ricerca di un nuovo paradigma. In questo ultimo anno”, ha sottolineato Papa Francesco, “voi avete lavorato sull’economia delle piante, un tema innovativo. Avete visto che il paradigma vegetale contiene un diverso approccio alla terra e all’ambiente. Le piante sanno cooperare con tutto l’ambiente circostante, e anche quando competono, in realtà stanno cooperando per il bene dell’ecosistema. Impariamo dalla mitezza delle piante: la loro umiltà e il loro silenzio possono offrirci uno stile diverso di cui abbiamo urgente bisogno.” Per Papa Francesco non può esserci transizione ecologica restando dentro il paradigma economico del Novecento, che ha depredato le risorse naturali e la terra. Occorre mettersi in gioco, anche a costo di qualche sacrificio. “Dobbiamo accettare il Principio etico universale”, ha proseguito il Santo Padre, quello secondo cui i danni prodotti vanno riparati. Andare, quindi, oltre i nostri stili di vita, non più sostenibili, “Altrimenti, saranno i nostri figli e i nostri nipoti a pagare il conto”.
L’entusiasmo con cui i giovani hanno risposto all’appello di tre anni fa su questi temi, ha già prodotto frutti in ogni parte del mondo. Intervistati, Ingrid Basaldua dal Messico, residente a Stoccarda, del villaggio ‘Life & Lifestyle’, Restituti (detta Cici) Betaubun dall’Indonesia, Kei Island, del villaggio ‘Agriculture and Justice’, Ivana Eric, Bosniaca di Medugorije, del Villaggio ‘Women of Economy-Pink’, Augusto Martins dal Brasile, del Villaggio ‘Work and Care’, Gabriele Sarnari da Torino del villaggio ‘Management and Gift’ e altre giovani donne e uomini hanno manifestato grande spirito di iniziativa, avendo già applicato nelle loro attività lavorative i principi dell’Economy of Francesco.
Lo stesso entusiasmo dell’imprenditrice italiana Maria Rita Fiasco, per tutto quanto è stata in grado di fare nella sua azienda di Trieste, nel rispetto dei tempi di vita dei lavoratori, specie per le donne e le madri o quello di Jozsef Veress docente nell’Istituto di Informatica dell’ Università di Budapest e del prof Francesco Silos Labini, figlio del già noto importante economista pugliese, che ha citato don Milani durante la conferenza dedicata alla meritocrazia nel campo dell’Università e della Ricerca e degli altri illustri partecipanti, come Stefano Zamagni e Leonardo Becchetti, esponenti di quella che viene chiamata Economia Civile. Contributi interessanti oltre ogni aspettativa, esperienze che racconteremo nei prossimi editoriali, fanno sperare ancora oggi nella libera creatività che ai tempi di Gioacchino da Fiore diede vita ai Monti di Pietà, il primo sistema economico a supporto dei bisognosi.
E il Santo Padre, nel saluto ai partecipanti della tre giorni di Assisi 2022, afferma “Quella economia creava ricchezza, certo, ma non disprezzava la povertà. Il nostro capitalismo, invece, vuole aiutare i poveri ma non li stima, non capisce la beatitudine paradossale: “beati i poveri” (cfr Lc 6,20). Noi non dobbiamo amare la miseria, anzi dobbiamo combatterla, anzitutto creando lavoro, lavoro degno”. È da qui che bisogna partire, abitando i paradossi evangelici di San Francesco, il Santo a cui il Crocifisso di San Damiano parlò chiedendogli di riparare la Chiesa, termine che inevitabilmente o profeticamente rimanda all’assemblea popolare in cui nell’antica Grecia si discuteva e si deliberava su questioni di interesse generale, a tutela del bene comune, la Casa Comune tanto cara a Papa Francesco.

Vincenza Spiridione

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