“Il Padre nostro, dalla fine al principio”, la rubrica di fra Emanuele Rimoli per San Bonaventura informa, prosegue con “Dacci oggi il nostro pane quotidiano”. Per una tavola mensa di lode e di condivisione.
«All’inizio del cammino di quaresima è il tentatore che pronuncia una parola famosa sul pane. È la proposta a Gesù affamato di ripetere il gesto rapace che fu di Adamo ed Eva trasformando il dono in conquista, l’offerta in rapina e possesso. La risposta del Signore rivela la reale intenzione del tentatore, e così può svuotarla di forza: non è in gioco solo la fame fisica, ma il modo stesso in cui Gesù dovrà rivelare l’amore del Padre – il dono e non la conquista, l’offerta di sé e non l’ammaliamento.
Non a caso, infatti, fin dai primissimi passi del cammino penitenziale di Quaresima, la liturgia mostra che il dono è già dato, il pane è già mangiato e sazia non solo la fame di cibo: «Rifocillati con il pane celeste con cui la fede è nutrita, la speranza sospinta e la carità corroborata, ti chiediamo Signore di imparare ad aver fame di [Cristo] stesso, che è pane vivo e vero, e di poter vivere di ogni parola che esce dalla tua bocca» (Postcommunio 1a dom. Quaresima, lett.). È una presa d’atto che fonda e sostiene la tensione dei cuori – infatti è la preghiera dopo la comunione, dopo che abbiamo già mangiato.
A dire che il gusto, il nutrimento, la comunione, il senso, i significati, l’offerta, il dono che abbiamo celebrato e ricevuto come comunione con Dio e tra fratelli e sorelle, in noi hanno un effetto di maturazione e di progresso (“nutrire, sospingere, corroborare”), rinvigoriscono il coraggio di liberare e seguire il desiderio viscerale di Cristo (“aver fame”), affinché sia colmato in autenticità e senza illusioni (“pane vivo e vero”), in modo da cogliere con intelligenza la portata della rivelazione del suo amore per gli uomini (“ogni parola che esce dalla sua bocca”).
Questo dinamismo corrisponde alle parole di San Francesco quando, nella sua Parafrasi del Pater, diceva: «Il nostro pane quotidiano – il tuo Figlio diletto, il Signore nostro Gesù Cristo – da’ a noi oggi: in memoria, comprensione e reverenza dell’amore che egli ebbe per noi e di tutto quello che per noi disse, fece e patì» (FF 271). In gioco, dunque, non è solo il pane cosiddetto terreno, ma il pane è rivelativo di come il Signore interagisce con gli uomini. Ne è simbolo. È questo il suo segreto». (E.R.)
Pubblicata il: 16 Aprile 2021
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