Pubblicata il: 14 Novembre 2024
L’avvio del nuovo anno accademico 2024-2025 alla Facoltà Teologica San Bonaventura ci ha regalato un breve, ma denso corso: “l’Arte della Preghiera”, quattro incontri che hanno segnato un sapiente percorso e che il preside della facoltà, padre Raffaele Di Muro, ha presentato come un ponte tra l’anno della preghiera che si conclude e l’anno del giubileo che sta per cominciare.
Posso ammettere con sincerità, che mi sono accostata al corso con timore poiché si presentava con le migliori credenziali: eccellenti relatori e argomenti di alto livello e, quindi, che potesse essere troppo tecnico per una laica come me; in realtà sono stata piacevolmente smentita: tutti gli incontri, infatti, nonostante il peso e la vastità dei contenuti, sono stati esposti attraverso una perfetta sintesi; non a caso appartiene proprio ai “grandi” l’arte di rendere semplice ciò che semplice non è, e la preghiera è l’argomento per eccellenza su cui tutti ci sentiamo coinvolti e, a volte, confusi.
È stato dunque illuminante sondare, e gustare, spazi troppo spesso visti da un’unica prospettiva, come ad esempio, la lectio divina presentata da padre Innocenzo Gargano, il quale ne ha parlato regalandoci una perla da accarezzare: “il testo è un dialogo con Gesù […] e dice la relazione con lui! […] non è una frequentazione scolastica!”.
Ciò che prepotentemente è emerso da tutto il corso è che la preghiera non è un affare privato e personale e non è un monologo ma un incontro, un dialogo ed esige, preferibilmente, il silenzio e su questo punto è stata magistrale madre Elena Francesca Beccaria, abbadessa del monastero di Santa Chiara a Roma che ha ribadito: “il silenzio ha senso solo lì dove c’è spazio per la relazione!”.
La preghiera non riguarda solo noi, la preghiera apre alla fraternità, è un dono che non facciamo solo a noi stessi ma è dono anche per gli altri, a cui portiamo la nostra luce e la nostra pace: quando testimoniamo il Vangelo con la nostra vita regaliamo vita. Sì, ce lo hanno ripetuto tutti: è necessaria la frequentazione quotidiana del Vangelo e, soprattutto, lasciare che decanti in noi, che ci abiti, anche solo con una parola, come ci ha ricordato don Giuseppe Forlai parlandoci dell’esicasmo e della parola per eccellenza che è il nome di Gesù e che racchiude tutto il mistero della Scrittura: “tutta la Scrittura è un organismo, un corpo con lo stesso DNA, quindi, ogni parola contiene lo stesso DNA”.
È importante tenere a mente, sempre, che non siamo noi i protagonisti della preghiera, ma Dio solo è l’artefice principale: è Lui che ci porta gradualmente ad abitare il giardino dell’amicizia, radicata sulla figliolanza come ha sottolineato la professoressa Angela Tagliafico durante il secondo incontro. Dio ci chiama, ci parla, ci interpella attraverso la Scrittura, chiede il silenzio, l’ascolto, l’abbandono e la fiducia e tutto per radicarsi nel cuore di ognuno e sbocciare affinché possiamo rispondere, con tutta la nostra persona, al Suo Amore e trasformarci da amici in sposi: il cambiamento che ci rende autentici è la vera preghiera.
Sono una donna orientale più che occidentale… perché non mi definisco a partire dalla realizzazione individuale di obiettivi ma mi definisco a partire dalle relazioni… dalla vita che mi circonda e a cui sono legata… dalle trame che ordisco di affetto e stima, di amicizia e rispetto, di dialogo e vicinanza.
Sono una donna che ama e desidera essere amata… ma è allo stesso tempo consapevole che per quanto si sforzi di cercare non potrà mai trovare che in Dio l’unica fonte di amore vero… l’unico faro da cui farsi guidare, l’unica oasi a cui rifocillarsi, l’unica ombra sotto la quale riposarsi, l’unico giardino in cui potrà essere se stessa senza essere giudicata.
Anna Ersilia Gigante
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