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Economy of Francesco: “Sviluppo” è la parola di Gabriele Sarnari

Pubblicata il:  9 Novembre 2022



Le poltrone del Teatro Lirico sono occupate, ma molti ancora in piedi si cercano per salutarsi. Al termine di quella giornata, il 24 settembre 2022, si tornerà a casa con la certezza che tra tutti i presenti, senza escludere chi si è collegato a distanza da ogni Continente, sia stato sottoscritto un Patto memorabile con il Santo Padre. Nel brusio di suoni e parole cariche di entusiasmo per l’evento imminente, Gabriele Sarnari, fiducioso che quel Patto darà al suo impegno una maggiore concretezza, si sposta per raggiungere velocemente un altro partecipante, con cui commentare gli esiti della interessante conferenza tenuta dal prof. Stefano Zamagni, uno dei maggiori esponenti dell’Economia Civile, sul tema della progressiva ‘Managerializzazione’ della società. Prima di tornare al suo posto come richiesto dagli organizzatori, il giovane laureato all’Università Cattolica in ‘Management internazionale’, con un Master in ‘Marketing et Strategie’ conseguito a Parigi, dove ha avuto modo di seguire da vicino realtà aziendali impegnate nell’inclusione sociale di migranti, ha il tempo di manifestare le sue preoccupazioni. “I manager sono assunti con il semplice obiettivo di massimizzare i guadagni della proprietà, senza tenere conto degli impatti nefasti che ciò genera sull’ambiente e sulla società”. “La miopia di imprenditori incapaci di trasmettere una ‘vision’ ai propri stakeholders, e l’inadeguatezza di molti manager nel far veicolare contenuti innovativi adeguati alle recenti sfide mondiali” è il suo cruccio più grande. “L’economia di mercato non è un male di per sé”, afferma convinto “anzi, il mercato inteso come organizzazione dell’attività economica, rappresenta un elemento imprescindibile”. Il nodo cruciale per Gabriele Sarnari, coordinatore di uno dei 12 villaggi tematici di EoF, ‘Management & Gift’, sta nel fatto che “si fa confusione tra i termini ‘crescita’ e ‘sviluppo’, mentre solo quest’ultimo contempla le dimensioni socio-relazionale e spirituale”. “In latino”, afferma “la lettera ‘S’ davanti ad una parola tende ad attribuirne un significato contrario: i “viluppi” sono le catene che impediscono il fiorire umano. D’altro canto”, prosegue, “non è un caso che Papa Paolo VI nel 1967 intitolò il n. 76 della Populorum progressio ‘Lo Sviluppo è il nuovo nome della Pace’. Andando a fondo delle questioni, Gabriele si pone sinceramente l’obiettivo di superare i “modelli economici globali che si sono rivelati insostenibili negli ultimi 30 anni, tanto più inadeguati nel far fronte alle recenti sfide mondiali: dalla guerra all’emergenza climatica, dal drammatico aumento delle disuguaglianze all’impoverimento sociale e culturale delle nostre comunità”. Si domanda Sarnari quali siano le ragioni per cui l’Economia civile, come disciplina accademica, nonostante sia nata in Italia nel 1753, ben prima della nascita dell’Economia Politica di Adam Smith, non abbia trovato terreno fertile. “Bisogna ripartire dal sistema educativo: la scuola non è più un luogo di educazione, ma di mera istruzione, intesa come semplice conoscenza. E’ l’impianto filosofico che non funziona. Non si può essere neutrali e non si può educare rimanendo neutrali. C’è bisogno di principi e valori, altrimenti si perde il senso più profondo della nostra stessa esistenza”. Se l’Economia civile non si è diffusa è perché “i valori propugnati dal cattolicesimo erano ritenuti contrari alle logiche del processo economico, ma oggi i principi fondativi dell’Economia Civile paradossalmente si rivelano come l’unica via da seguire, per superare concretamente un modello che sta inesorabilmente avviandosi all’auto-implosione”. Non si tratta solo di economia, sostiene il trentunenne, “è la politica, che dovrebbe guidare al perseguimento del bene comune, inteso anche in senso economico”. Il processo di direzione della vita pubblica, per Gabriele “deve riacquistare la propria indipendenza e non deve essere schiavo dei voleri e delle necessità degli interessi capitalistici e della finanza”. Il giovane rimanda all’Enciclica di Papa Francesco ‘Fratelli Tutti’ che invita a riflettere sulla “politica sempre più fragile di fronte ai poteri economici transnazionali”. (Fratelli Tutti n.12). Papa Francesco subito dopo prosegue (Fratelli Tutti n.14) citando un passo dall’Omelia al Te Deum che il Card. Raúl Silva Henríquez, pronunciò a Santiago del Cile il 18 settembre 1974, quando afferma che “i popoli che alienano la propria tradizione e, per mania imitativa, violenza impositiva, imperdonabile negligenza o apatia, tollerano che si strappi loro l’anima, perdono, insieme con la fisionomia spirituale, anche la consistenza morale e, alla fine, l’indipendenza ideologica, economica e politica”. Per cui è necessario “rimettere la dignità umana al centro e costruire su quel pilastro le strutture sociali alternative di cui abbiamo bisogno”: così il Santo Padre afferma, nel Discorso ai partecipanti all’Incontro mondiale dei movimenti popolari del 28 ottobre 2014, nella consapevolezza che “senza forme interne di solidarietà e di fiducia reciproca, il mercato non può espletare pienamente la propria funzione economica” (Fratelli tutti n.168 cit. Benedetto XVI, Caritas in veritate, 2009).

Vincenza Spiridione
 
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